Martedì 26 marzo, alle ore 21 all’interno della splendida cornice della Chiesa di San Marco, si terrà il Concerto Straordinario di Pasqua della 24ª Stagione concertistica dell’Orchestra UNIMI “del Centenario”. Un evento emblematico dell’impegno crescente dell’Orchestra UNIMI per iniziative dal carattere sempre più inclusivo, attente alle fasce sociali più fragili.
L’Orchestra UNIMI, infatti, guidata dal suo direttore Sebastiano Rolli, e il Coro UNIMI, diretto da Marco Berrini, vedranno la collaborazione speciale del Coro La Nave di San Vittore, composto da detenuti-pazienti, operatori e volontari, e il Coro Amici della Nave di San Vittore, composto da ex pazienti del reparto, ex-detenuti, persone in misura alternativa, oltre a volontari e semplici cittadini, diretti da Paolo Foschini. Un progetto che mette la musica al centro, al di là di ogni barriera.
Il concerto, virtuoso esempio di sinergia a 360 gradi, vedrà anche la partecipazione di allievi solisti del Corso di Perfezionamento per cantanti lirici dell’Accademia Teatro alla Scala – il soprano María Martín Campos e il baritono Chao Liu – e il coro della Facoltà di Musicologia di Cremona, diretto da Margherita Bellini.
«Un concerto – spiega Luisella Molina, Direttrice Generale dell’Orchestra UNIMI – che unisce istituzioni apparentemente distanti in un progetto musicale di coesione e inclusione sociale, valori che riteniamo sempre più preziosi per la nostra Città».
Il canto corale è una delle attività del reparto “La Nave” di San Vittore, da cui prende nome il “Coro La Nave di San Vittore”. Non è solo un’attività artistica ma fa parte di un processo di cura, riabilitazione e inclusione. Allo stesso spirito fa riferimento l’attività del “Coro Amici della Nave di San Vittore”: l’integrazione tra realtà diverse fa del coro un momento altamente formativo.
Il programma prende le mosse da un omaggio a due grandi compositori nel Centenario della loro scomparsa. Il concerto si aprirà, infatti, sulle note del Requiem per coro, organo e viola di Giacomo Puccini (1858-1924) composto nel 1905 in occasione del 4° anniversario della morte di Giuseppe Verdi: una malinconica escursione oltre i confini del genere operistico, habitat d’elezione di un Puccini ormai all’apice del successo. Un’opera intensa accolta con entusiasmo già alla sua prima esecuzione. «La genialissima sorprendente risoluzione – si legge in una recensione anonima dell’epoca – è accolta dagli astanti con muta ammirazione, muta ammirazione che vale pel maestro Puccini ben più d’ogni più scrosciante ovazione teatrale».
Seguirà quindi l’esecuzione del Requiem per soprano, basso, coro e orchestra in re minore op. 48 di Gabriel Fauré (1845-1924), nella versione finale, ultimata nel 1900, cinque anni prima di quello pucciniano, ed eseguita per la prima volta al Trocadéro di Parigi il 12 luglio dello stesso anno. Oggi il Requiem è annoverato tra le più grandi opere di Fauré. La sua composizione si data già nel 1887, probabilmente in memoria del padre, scomparso nel 1885. Fin da subito l’opera si fece notare per il suo carattere docile, sereno, lontano dai modelli tragici e tumultuosi offerti dalla tradizione. Lo stesso Fauré arrivò a definirla una «berceuse de la mort» («ninna nanna della morte»). «Ma è così», ammise il compositore, «che sento la morte: come una liberazione gioiosa, un’aspirazione alla felicità dell’aldilà, piuttosto che come un passaggio doloroso». Per questo Fauré scelse di escludere dal suo Requiem il testo drammatico del Dies irae, che aveva ispirato le turbolente visioni di Mozart e Verdi.